CETA: tra dubbi, benefici e rischio di attuazione

Se le proteste registrate negli ultimi mesi da parte di gruppi ambientalisti, partiti di sinistra e Stati marcatamente già schierati contro l’Accordo economico e commerciale tra Ue e Canada sembravano già far alludere ad una sorte simile al TTIP, il voto contrario della Vallonia del 17 ottobre 2016 rischia davvero di complicare l’iter di ratifica definitiva del trattato e mettere a dura prova la credibilità dell’Unione Europea nel ruolo di partner commerciale. Ma che cos’è il Ceta? Come si è arrivati a questo accordo? E quali sono i benefici che ne derivano?


Che cos’è il Ceta. Il Comprehensive Economic and Trade Agreement, meglio conosciuto come Ceta, è un trattato internazionale stipulato tra l’Unione Europea e il Canada, i cui negoziati sono iniziati a partire dal 2009 e sono terminati nell’agosto 2014. Nel luglio del 2016, la Commissione Europea ha formalmente presentato al consiglio dell’Ue una proposta di firma dell’accordo e, per velocizzare la procedura e permettere così l’applicazione provvisoria del Trattato nel più breve tempo possibile, ha deciso di proporre di firmare il Ceta il 27 ottobre in occasione del vertice Ue-Canada.

Tale accordo, che la commissaria Ue per il commercio Cecilia Malmstrom ha definito “il più ambizioso accordo commerciale che l’Ue abbia mai concluso”, offrirà nuove opportunità per il commercio e gli investimenti tra Unione Europea e Canada sia attraverso un migliore accesso al mercato per le merci e i servizi sia attraverso una normativa rafforzata in materia di scambi commerciali.

Gli obiettivi. Nello specifico, gli obiettivi principali dell’accordo sono finalizzati a:

  1. eliminare i dazi doganali consentendo agli esportatori europei di risparmiare circa 500 milioni di euro l’anno;
  2. consentire alle imprese dell’Ue di partecipare agli appalti pubblici in Canada, che a sua volta aprirà le proprie gare d’appalto all’Ue in misura maggiore rispetto ad altri partner commerciali; si consentirà, quindi, alle imprese europee di partecipare a gare d’appalto non solo a livello federale ma anche a livello di province e comuni canadesi;
  3. permettere alle imprese europee di accedere ai mercati dei servizi e degli investimenti in Canada; in particolare, si garantisce un elevato livello di protezione degli investimenti mantenendo nello stesso tempo il pieno diritto dei governi di legiferare e perseguire obiettivi legittimi di interesse pubblico, si crea un sistema giudiziario per la protezione degli investimenti attraverso l’istituzione di un tribunale permanente e di un tribunale d’appello;
  4. consentire un reciproco riconoscimento delle qualità professionali: in questo modo si consentirà ad architetti, ingegneri europei di fornire i loro servizi in Canada;
  5. creare condizioni di maggiore parità tra Canada e Ue in materia di diritti di proprietà intellettuale, rafforzando la protezione dei diritti d’autore e la loro applicazione, allineandosi con la normativa europea;
  6. rafforzare la cooperazione tra organismi di normazione europei e canadesi.

Come si è arrivati al Ceta rapporti politici ed economici tra Ue e Canada. Il Canada rappresenta per l’Unione Europea uno dei partner più antichi e più stretti sia sul versante politico che sul versante commerciale ed economico. Le relazioni bilaterali tra i due partner avviate a partire dagli anni 50 del secolo scorso rispondevano essenzialmente a ragioni economiche, infatti, il primo accordo formale tra Ue e Canada è stato l’accordo quadro di cooperazione ed economico del 1976, al quale hanno fatto seguito altri accordi attraverso i quali i due partner si impegnavano a collaborare strettamente su questioni globali quali l’ambiente, la sicurezza energetica, i cambiamenti climatici e la stabilità regionale.

Tale cooperazione è stata poi oggetto di un altro accordo più marcatamente politico, denominato accordo di partenariato strategico, ancora oggi in attesa di essere ratificato, attraverso il quale le parti hanno stabilito di consolidare forme di cooperazione bilaterale in vari ambiti settoriali e di politica estera, tra cui la pace e la sicurezza internazionale, la lotta al terrorismo, la sicurezza marittima, la gestione della crisi, l’energia, la ricerca e lo sviluppo ecc.

Alcuni dati interessanti. A livello economico, il Canada è il 12esimo partner commerciale dell’Ue mentre l’Ue è per il Canada il secondo partner commerciale dopo gli Stati Uniti. In particolare, secondo i dati della Commissione Europea, DG Commercio Eurostat, nel 2014 le esportazioni e le importazioni hanno rappresentato il 9,4% del totale del commercio del Canada mentre l’Unione Europea ha esportato verso il Canada merci per un valore di 31,7 miliardi di euro e importato merci canadesi per un valore di 27,4 miliardi di euro. In termini di investimenti esteri, invece, si stima che nel 2013 l’Ue abbia investito in Canada un importo pari a 225,2 miliardi di euro, mentre quest’ultimo ha investito una somma pari a 117 miliardi di euro in Europa.

I benefici e i costi che potrebbero derivare dal Ceta. Già a partire dal 2008, prima dell’avvio dei negoziati, Canada e Unione Europea avevano deciso di intraprendere congiuntamente uno studio per esaminare i costi e i benefici che fossero derivati da una simile cooperazione. Nello studio si indicava che la liberalizzazione degli scambi di merci e servizi avrebbe apportato benefici sia al Canada che all’Ue. Nello specifico si stimava per i sette anni successivi alla ratifica dell’accordo un aumento annuale delle entrate di circa 11,6 miliardi di euro per l’Ue e di 8,2 miliardi di euro per il Canada.

Attualmente, secondo i dati riportati in una relazione dalla Farnesina, si stima che il Ceta determinerà una crescita dell’interscambio bilaterale di beni e servizi del 22,9% pari a circa 26 miliardi di euro con una crescita del PIL europeo di circa 2,9 miliardi di euro all’anno. Mentre la Commissione Europea nella relazione proposta a luglio del 2016 ha dichiarato che gli effetti derivanti dall’attuazione dell’accordo avranno una duplice incidenza sul bilancio dell’Ue: a). sulle entrate, si stima che, nell’arco di sette anni, i dazi non riscossi raggiungeranno un importo pari a 311 milioni di euro che corrisponde all’80% dei dazi stimati riscossi dall’Ue sulle merci canadesi importati in base ai dati del 2015; b). sulle spese, si stima un importo pari a 0,5 milioni di euro di spese supplementari da destinare al finanziamento del Tribunale permanente e del Tribunale d’appello per la risoluzione delle controversie sugli investimenti.

Nonostante i dati statistici parlino da soli, molti hanno espresso il loro dissenso sull’entrata in vigore dell’accordo mettendo a rischio la firma e di conseguenza l’attuazione del trattato, rafforzato dal giudizio negativo della Corte federale tedesca e la posizione contraria assunta dalla Vallonia. Staremo a vedere gli ulteriori avvenimenti sulla posizione comunitaria europea e dei singoli stati membri.

Noemi Pasquarelli

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