Italia e Iran: riavvicinamento dopo la fine delle sanzioni

A poco più di tre mesi dalla stipulazione dell’accordo di Vienna riprendono le relazioni tra Italia e Iran contrassegnate dalla visita del Presidente del Consiglio dei Ministri Renzi: sarà, questo, l’evento che segnerà una svolta per l’incremento della produzione economica e finanziaria di entrambi i paesi?


1.I rapporti tra Italia e Iran prima e durante le sanzioni. La storia delle relazioni diplomatiche e commerciali dei due paesi ha radici molto lontane nel tempo favorite soprattutto dalla posizione geografica dei due paesi: l’Italia da sempre considerata culla della civiltà ed il paese di scambio delle più grandi rotte commerciali e l’Iran il quarto paese con più imponenti possedimenti petroliferi nel mondo con una produzione, nel 2011, pari a 1577 milioni di barili all’anno. Più specificatamente i rapporti tra le due potenze iniziarono nel 1957 quando venne stipulato tra ENI e NIOC un’intesa di grande importanza che avrebbe garantito all’Italia di essere uno dei principali importatori del petrolio dell’UE, confermandosi, così, il secondo partner europeo dell’Iran dopo la Germania.

Tuttavia, nonostante nei successivi anni si susseguirono eventi, quali la vittoria del fronte islamico e la successiva proclamazione della Repubblica Islamica ed inoltre la guerra tra Iran ed Iraq nel 1988, che fecero sì che la comunità europea optasse verso scelte di distacco dalla politica iraniana, l’Italia si mostrò sempre neutrale di fronte a tali scelte sia per motivi di interesse economico che la legavano al paese asiatico sia per motivi geopolitici che la legavano ad altre potenze mondiali. Ne è anche un esempio la situazione determinatasi nell’agosto del 2003 quando l’AIEA avrebbe segnalato la presenza di uranio arricchito nella centrale nucleare di Natanz, che portò l’Europa a reagire tentando un accordo diplomatico che impedisse all’Iran di proseguire il programma di arricchimento nucleare; fu in quell’occasione che, nonostante l’espressa volontà dell’Iran di includere l’Italia nell’accordo, l’Italia rimase in disparte.

La situazione culminò nel 2006 quando la questione venne discussa anche in sede ONU dal gruppo dei 5+1 formato dai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Regno Unito, Francia, Stati Uniti, Russia e Cina) e dalla Germania attraverso la risoluzione 1737/2006, con la quale approvarono sanzioni economiche e finanziare nei confronti dell’Iran. In questa occasione, come dimostrano i dati “Le esportazioni italiane hanno subito effetti negativi già dalla prima fase del processo sanzionatorio. Nel 2006 si è avuta una contrazione dell’export superiore al 19%. Fino al 2010 si è registrato un andamento altalenante ma comunque positivo delle vendite. L’export italiano ha poi ricominciato a calare dal 2011, arrivando a registrare tassi di contrazione del 25% nel 2012 e 2013. Le sanzioni sono costate all’Italia una perdita di oltre 15 miliardi a partire dal 2006, di cui oltre il 60% accumulato nel solo periodo 2011-2013”(Gruppo Sace 2014) in seguito soprattutto all’inasprimento delle sanzioni attuate dall’UE nel 2012 che imponeva il divieto sul trasferimento di fondi tra banche dell’UE e istituti di credito e finanziari iraniani e dagli USA che estendevano le restrizioni commerciali al settore automobilistico e al settore navale e ampliavano le restrizioni finanziare anche alle banche che effettuavano transazioni in rial iraniani.

Figura 2: Fonte: Gruppo Sace 2014.

2.L’accordo sul nucleare e l’Implementation Day. Nel luglio del 2015 dopo anni di negoziati viene stipulato a Vienna tra Iran e i paesi del 5+1 il Joint Comprehensive Plan of Action – JCPOA (o Accordo di Vienna) con il quale si prevede che i paesi occidentali si impegnano ad eliminare le sanzioni economiche imposte all’Iran mentre quest’ultimo si impegna ad eliminare il suo programma nucleare ed a consentire ispezioni in tutte le centrali nucleari da parte della AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) la cui valutazione positiva determinerà la fine delle sanzioni economiche e finanziare impostegli.

A questo accordo è seguito, il 16 gennaio 2016, l’Implementation Day ed il conseguente annullamento delle sanzioni economiche e finanziare da molti definito come un passaggio storico della diplomazia internazionale poiché si stima, seguendo dati del gruppo Sace, che molti dei settori compromessi negativamente durante il periodo delle sanzioni, potranno subire considerevoli cambiamenti positivi. Tra gli altri, i settori direttamente interessati sono la produzione del petrolio che salirà da 2,8 a 3,5 milioni di barili al giorno, e naturalmente, considerando l’eliminazione di molte barriere imposte sui pagamenti, uno dei settori maggiormente privilegiati sarà quello dell’interscambio in particolar modo quello delle automobili in cui ci si attende un aumento delle vendite pari a 2 milioni di unità all’anno con un rialzo di quasi 1 milione rispetto agli anni precedente.

3. Il ruolo dell’Italia nell’economia iraniana. In questo contesto è dato rilevare che pur perdendo molte posizioni durante il periodo sanzionatorio, l’Italia ha saputo ben mantenere una posizione rilevante nella classifica dei paesi esportatori dell’Iran posizionandosi al nono posto (dati Sace luglio 2015). E considerando sia concorrenti a livello internazionale quali la Cina, il Brasile, la Russia e l’India che hanno subito molti meno vincoli sia altri concorrenti europei quali la Francia non sarà facile per l’Italia ritagliarsi un posto nei primati. Sicuramente i rapporti bilaterali che legano l’Italia all’Iran sono rapporti che, pur essendo stati contratti nell’ultimo periodo, si sono mantenuti ben saldi; lo dimostra il fatto che l’Italia è stato il primo paese europeo, dopo l’Implementation Day, in cui si è recato il Presidente iraniano Rouhani così come il primo Premier europeo a recarsi in Iran è stato Matteo Renzi proprio qualche giorno fa. Durante tali incontri sono stati firmati una serie di importanti accordi di cooperazione in campo economico ed industriale, in virtù dei quali, il presidente Rouhani, durante la conferenza stampa, ha sottolineato e ribadito che “l’Italia è stato il più grande partner commerciale dell’Iran in seno all’Unione europea prima delle sanzioni, e oggi vogliamo che il paese continui a svolgere il suo ruolo”.  Da questo stato di cose è chiaro che entrambi i paesi possono trarne dei vantaggi poiché molte delle più grandi aziende italiane come Eni, Alitalia sono già presenti in Iran e sarà piuttosto facile entrare in contatto con le relative aziende iraniane e conseguentemente anche l’economia iraniana ne uscirà vantaggiosa.

Noemi Pasquarelli

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