L’Europa nel 2017: a braccio con scenari euroscettici

Il 2017, che dovrebbe rappresentare un anno di festa per il 60esimo anniversario del Trattato di Roma, sarà per l’UE l’anno delle sfide che metteranno in gioco equilibri e squilibri nel vecchio continente: dalla Brexit ad elezioni con exit polls inaspettati, questi eventi che hanno cambiato e che cambieranno ancora il volto dell’Europa potranno costituirsi in un nuovo scenario euroscettico europeo.


Era l’anno 1957 quando Francia, Germania, Italia e paesi del Benelux firmarono il Trattato di Roma, che ha significato per l’Europa e per il mondo intero un vero cambiamento della storia. L’idea dei paesi fondatori della cosiddetta Comunità Economica Europea (CEE) era quella di creare una nuova comunità che estendesse i propri compiti su altri settori, oltre a quello del carbone e dell’acciaio, già istituito con la Ceca nel 1952. In particolar modo, tale trattato prevedeva la costituzione di un mercato unico europeo all’interno del quale i sei paesi membri fondatori avrebbero rinunciato alla propria sovranità a favore della comunità.

L’Europa e l’euroscetticismo.Primo nemico dell’Europa è rappresentato dall’euroscetticismo, che, dopo il referendum sulla Brexit, si fa sempre più marcato e minaccioso. Occhi puntati, quindi, su Francia, Germania e Olanda.

Elezioni presidenziali in Francia. In Francia, il temuto Front National, di estrema destra di Marine Le Pen, sfiderà il candidato del partito di Les Républicains, centrodestra Francois Fillon, quello del partito di centrosinistra Parti Socialiste (che vede al ballottaggio Manuel Valls, eletto alle primarie con il 31% dei voti, e Benoit Hamon, con il 36% dei voti), ed infine il candidato Emmanuel Macron, a capo del movimento “En Marche!”, che, secondo il sondaggio pubblicato da Les Echos risulterebbe il candidato più favorito con il 40%, seguito da Fillon con il 26% e Marine Le Pen con il 22%.

Elezioni in Germania. Tempo di elezioni anche in Germania, dove l’agguerrita Angela Merkel, candidata per ricoprire per la quarta volta la carica di cancelliere, si sfiderà certamente con l’ex presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, rappresentante del partito social-democratico, dopo la rinuncia della candidatura di Sigmal Gabriel, e con il candidato di Alternative fur Deutschland (AFD) partito euroscettico guidato da Frauke Petry. Al momento secondo i sondaggi (ANSI di novembre 2016), la CDU, rimanendo il primo partito, si attesta al 32,5% (contro il 37,5% nella scorsa tornata elettorale) seguita da SPD al 29,4% e da AFD con il 13,5% (in netta salita rispetto alle precedenti elezioni in cui aveva guadagnato solo l’1,9% dei consensi), guadagnandosi molto probabilmente l’entrata nel Bunderstag tedesco.

Elezioni in Olanda. Il primo banco di prova dell’Europa saranno le elezioni in Olanda, dove l’attuale premier Mark Rutte, candidato del Partito Conservatore per la Libertà e la Democrazia (VVD) sfiderà alle urne Geert Wilders, candidato dell’euroscettico ed anti-islamico Partito per la Libertà (PVV) che ha prontamente dichiarato di indire un referendum per l’uscita dell’Olanda dall’Unione Europea. Attualmente, secondo gli ultimi sondaggi (IPSOS), i due candidati sarebbero tra i più favoriti, attestandosi al 17,9 % di consensi.

Il lungo iter della Brexit. Non è ancora giunto il tempo per l’Ue di salutare la Gran Bretagna, a dirlo forte e chiaro è stata proprio la Corte Suprema secondo la quale, confermando la sentenza di primo grado dell’Alta Corte pronunciata a novembre scorso, al fine di attuare la procedure di cui all’art. 50 del Trattato di Lisbona, è necessario il voto favorevole del parlamento per la definitiva uscita dall’UE. Spetterà quindi al Parlamento inglese, che dovrà certamente tenere conto della volontà popolare, decidere le sorti del paese ovvero se completare l’iter di uscita oppure ritirare la notifica di uscita all’Ue.

Immigrazione.Anche nel 2017 l’immigrazione, insieme al terrorismo, continua ad essere la principale questione che l’Europa deve affrontare. Secondo l’eurobarometro infatti i due rappresenterebbero le principali preoccupazioni degli europei: la prima si attesta al 48% (con un calo di 10 punti rispetto al 2015), il secondo a 39% (con +14 punti rispetto al 2015). A tal proposito, data l’incombente emergenza, il 26 gennaio il vertice dei Ministri degli interni si è riunito a Malta per discutere sul nuovo piano che sarà presentato il 3 febbraio ai capi di stato e di governo dei paesi. Il piano prevede uno stanziamento di 200 milioni di euro per fermare la tratta di migranti dalla Libia e dal Nord Africa verso l’Italia ed infine l’avvio del Seahorse Mediterranean Network, ovvero un centro di coordinamento per controllare le frontiere.

Sebbene siano passati 60 anni dalla stipulazione del trattato, l’Europa non sembra aver trovato ancora quella stabilità voluta e, in qualche modo, cercata nel corso della storia. Il 2017 rappresenterà per l’Europa non un anno di festa ma piuttosto un anno di cambiamento dovuto sia alla politica interna di alcuni stati membri sia alla politica comunitaria ed esterna all’Ue stessa. Resta alta quindi la paura dell’Europa per un futuro incerto e dalle infauste ricadute!

Noemi Pasquarelli

 

 

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