Le relazioni internazionali post-guerra in Ucraina. Alcuni scenari generali probabili


In seguito agli avvenimenti in corso in Ucraina, quali sono i probabili scenari nelle relazioni internazionali fra gli altri attori statali direttamente o indirettamente coinvolti?


Scenario 1

La Russia e l’Occidente si spartiscono le zone di influenza in Ucraina

Trascorso poco più di un mese dall’inizio della guerra, invasione o operazione speciale (chiamatela come volete) in Ucraina, la mappatura che fuoriesce dai racconti mediatici (non facili da discernere tra la propaganda mediatica, obbiettività delle cronache e la censura) ci conduce ad un disegno in cui l’Ucraina sembrerebbe destinata a divenire due zone di influenza: la zona occidentale ad influenze occidentali (UE, UK, USA), e la zona orientale ad influenza russa, ed in mezzo una fascia neutrale eventualmente sotto l’amministrazione delle Nazioni unite come un vero e proprio zona cuscinetto fra le due parti contrapposte.

Questo scenario, seppur drammatico per le popolazioni ucraine, per la sua storia e omogeneità sociale in quanto popolo, riporterebbe alla memoria collettiva europea gli eventi del Blocco del Berlino (1948-1949) e del successivo Muro di Berlino (1961-1989), in cui la Germania post-guerra, una volta sconfitta, suddivisa in due zone di influenze tra gli ex-alleati, veniva ulteriormente “murata” sia dalla cortina di ferro tra Est (sovietici) e Ovest (occidentali), sia da veri e propri sistemi recensione, tra cui il Muro di Berlino, che divise la città in due blocchi ormai divenuti irreconciliabili malgrado fossero stati uniti contro la minaccia comune del Terzo Reich.

Inoltre, la zona cuscinetto fra la parte occidentale e orientale sarebbe, qualora fosse considerata in quanto tale (ricordando che trattasi di scenari ipotetici), non sarebbe nemmeno la prima volta in Europa, se visto l’esito della guerra in Cipro del 1974, in cui l’isola venne divisa tra la Repubblica di Cipro, filo-greca, a Sud, in mezzo una fascia cuscinetto sotto l’egide delle Nazioni unite, e la Repubblica di Cipro del Nord, filo-turca.

I fattori scatenanti di questa ipotesi potrebbero essere:

a). Il protrarsi del conflitto militare nel tempo, senza una fine all’orizzonte;

b). La non soddisfazione delle pretese da entrambi le parti (russa e ucraina/occidentali) nei colloqui per un’exit diplomatica;

c).  Il riarmo diffuso e costante da entrambi i lati;

d). La convinzione di non cedere da parte dei due leader per non sembrare deboli davanti ai propri cittadini e l’opinione pubblica.

Scenario 2

Il rinforzo della consapevolezza delle zone di influenza tipiche dell’era della coesistenza pacifica (1963-1989)

Come premessa, se durante la crisi del debito pubblico degli Stati membri dell’Ue del Sud Europa (Grecia, Spagna, Portogallo e Italia), avvenuta alla fine della prima decade del 2000, per alcuni si “scriveva Grecia, ma si leggeva Italia”, l’ipotetica materializzazione dei fattori scatenanti del primo scenario potrebbe rinforzare la tentazione di alcuni stati “padroni” del sistema internazionale, soprattutto coloro con il passato colonialista alle spalle e non, a rafforzare/rimettere in essere strategie mirate a maggiore controllo/influenza sulla politica estera, di difesa e di accesso privilegiato alle risorse naturali ed energiche di cui dispongono i paesi del Sud globale.

Ovvio che per taluni stati la sensazione reale o surreale di vivere ancora sotto neo-colonialismo è costante e si manifesta sotto varie forme, quali l’uso e controllo dall’estero di monete concepite durante l’era coloniale, gli aiuti allo sviluppo che accelerano la loro dipendenza economica anziché investimenti allo sviluppo economico sostenibile, oppure il sostegno mirato alle forme di democrazie, più come convenienza di turno che altro, fermo restando che la libertà di scelta di regimi politici spetta ad ogni popolo e società.

I fattori scatenanti di questo secondo scenario potrebbero essere:

a). Il warfare economico in corso tra gli Usa e la Cina per il dominio economico globale, che ora pare estesa alla Russia sotto forma di sanzioni economiche per la guerra, invasione o operazione speciale;

b). La corsa alla diversificazione delle fonti energetiche come contrasto al cambiamento climatico e come energia della nuova industria 4.0 e dell’economia verde;

c). La corsa alle fonti di approvvigionamento energetica di cui avrà bisogno l’Europa comunitaria fino al e dopo il 2027 quando l’Ue raggiungerà “l’indipendenza energetica dal gas russo”;

d). Lo scontro tra La via della Seta cinese e il Global Gateway dell’Ue, lanciato nel 2021, per l’accesso ai mercati globali di mano d’opera, di consumatori e delle commodities.

Scenario 3

Due modelli di economie mondiali parallele

L’architettura economica mondiale, detto anche Bretton Woods, era più o meno consensuale durante tutto il periodo post-guerra fino a quando non sono emerse altre forme complementari o concorrenti. L’appellativo Washington Consensus (Federal Reserve, Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale) è sin dalla fine anni 90 una vera dimostrazione su come regole economiche, spesso impartite tra queste tre istituzioni finanziari, hanno e continuano ad orientare politiche economiche, monetarie e fiscali persino di stati che nel 1944 non erano ancora indipendenti o comunque meno sovrani rispetto ad oggi.

Tuttavia, una decade post-fine della caduta del Muro di Berlino, l’avvenuta trasformazione della Comunità economica europea in Unione europea, con una sua banca centrale, una sua moneta, e un mercato comune da circa 500 milioni di consumatori, fu una dei primi “scisma” di tipo economico in seno al Washington Consensus.

Inoltre, le aperture avviate da Deng Xiaoping tra fine anni 70 e 80, che risultarono nell’economia di mercato socialista, un mix fra economia di mercato classica e presenza della “mano visibile” dello Stato cinese in economia, non solo garantirono l’emergenza della Cina come la seconda economia mondiale, ma anche l’avvento di un altro modello, detto Beijing Consensus, parallelo, competitivo o alternativo al Washington Consensus e a quello dell’Ue. Se nel primo caso, dollaro ed  euro sono le monete e la democrazia l’ideologia politica, nel secondo yuan è la moneta e il socialismo l’ideologia politica. (Yang Yao, 2011). 

I fattori scatenanti del terzo scenario potrebbero essere:

a). Le sanzioni economiche come strumento di guerra ibrida contro i regimi non reputati democratici o liberali dall’Occidente;

b). Le pesanti sanzioni alla Russia nel 2014 e nel 2022, soprattutto la rimozione di banche russe dal sistema di pagamenti SWIFT, portano in tanti a credere che il sistema analogo russo SPFS “possa essere integrato con il nascente, ma molto più grande, sistema di pagamento cinese, il sistema di pagamento interbancario transfrontaliero (CIPS)” (Nathan Handwerker, 2022);

c). L’annunciata contromisura da parte russa sulla sostituzione del dollaro e dell’euro con il rublo per il pagamento del gas di cui l’Ue ha ancora bisogno (fino al 2027, come visto poc’anzi);

d).  La sentita richiesta dello yuan cinese come moneta di riserva da parte di taluni stati, che poi potrebbe diventare una vera e propria moneta di scambio globale, soprattutto se venisse impiegata per l’acquisto di commodity strategici quali petrolio e gas e altri beni di consumo, come avvenne con lo stesso dollaro nel 1971, quando passò da moneta di riserva come da accordi di Bretton Woods di 1944 a moneta d’acquisito di petrolio alla fine della convertibilità tra dollaro e oro (Sandra Kollen Ghizoni, 2013);

e). La guerra commerciale come alternativa alla guerra convenzionale per motivi ideologici tra l’Occidente e l’Oriente.

Scenario 4

Sempre più guerre ibride e meno guerre convenzionali, specie fra le pari potenze

La quarta rivoluzione industriale, o la rivoluzione tecnologica, cambia l’interfaccia persino della tipologia della guerra. Dai droni militari che si alternano con gli aerei da combattimento, ai satelliti per l’uso militare, a warfare economico, alle guerre di software per l’accesso esclusivo alle materie rare e ai chip necessari per le auto elettriche e tutta l’apparecchiatura elettronica, nonché all’uso di mass media e social media come strumento per la guerra di propaganda e mediatica.

I fattori sottostanti a quarto scenario potrebbero essere:

a). l’istituzionalizzazione dello spazio come nuovo confine sia della guerra cibernetica che della guerra convenzionale tramite l’impiego dei satelliti e delle truppe apposite;

b). I cyber attacchi pirati o statali contro gli obbiettivi e strutture strategici dello stato avversario;

c). La creazione dello Space Command nel 2019 dall’Amministrazione Trump come nuova branca dell’esercito statunitense, il quale considera lo spazio come “il prossimo dominio di guerra” (Katie Rogers and Helene Cooper, 2019);

d). La nuova corsa allo spazio della Cina, che potrà essere rafforzata dalla Russia, date le sanzioni odierne e l’esclusione della prima dalle missioni internazionali spaziali a guida occidentale da più di un decennio;

e). La corsa delle aziende private allo spazio e l’emissioni di satelliti di comunicazione in bassa atmosfera, i quali posso essere usati anche ai fini militari, come annuncia il DW secondo cui il sistema di Starlink dell’azienda SpaceX starebbe fornendo internet per l’attacco coi droni alle impostazioni militari dei russi in Ucraina.

Scenario 5

Mondo multipolare instabile e prevedibile

Per la natura della Guerra Fredda o della coesistenza pacifica, il sistema internazionale era bipolare, con due potenze e rispettivi blocchi come guida e decisori fondamentali per la sicurezza e stabilità internazionale, talvolta in osservazione della Carta della Nazioni unite. Oggi, il cambiamento operato negli ultimi 30 anni dalla fine della Guerra fredda, sia in campo economico, che militare, tecnologico e sociale hanno reso il sistema internazionale inevitabilmente multipolare, ove gli Stati uniti, dopo quasi due decenni di assoluto predominio post-1989, ora si confrontano sul fronte economico sia con l’Ue, che con la Cina, e sul fronte militare con la Russia.

Oltre la Cina, il Giappone, l’Ue, l’India, la Russia, il Brasile o la Nigeria, la proliferazione di potenze regionali sia in termini di softpower che di hardpower nel Sud globale, nel Pacifico e Medioriente, ognuna premendo per la propria supremazia geopolitica a livello locale (come tra Iran e Israele; tra Corea del nord e del Sud e Giappone; tra China e Australia, nel Pacifico) ne sono una dimostrazione della multipolarità del sistema post Guerra fredda, mentre la nuova alleanza AUKUS (Australia, Regno unito e Stati uniti) conferma sia l’emergenza della Cina come una delle principali powerhouse nel Pacifico come la necessità di creazione di nuove alleanze e di rafforzamento delle vecchie per raggiungimento di scopi di dominio alquanto perso o in via di perdita che altrimenti sarebbe difficile da realizzare.

Questo ambiente multipolare, in un contesto in cui le Nazioni unite sembrano indebolite da prese di posizione individuali degli stati membri, diventa tanto instabile quanto prevedibile, il cui rischio permanente è l’aumento delle guerre (ibride) fra le parti contrapposte a nome dei propri principi e valori di società oppure come un leitmotiv per difendere il predominio geopolitico nelle relazioni internazionali, le quali non saranno mai più le stesse, a prescindere dall’esito in Ucraina, tanto meno perché la guerra è tornata nel cuore d’Europa. Bensì perché essa può indicare il ritorno della politica di potenza per realizzare la politica di equilibrio a livello europeo come accadeva, con i dovuti intervalli, almeno dall’Ottocento, mentre la maggioranza degli altri attori internazionali ambiscono e promuovono un ordine internazionale basato sulla cooperazione e sul commercio, come da Pace Kantiana, finché scongiurerà una politica di potenza di portata mondiale.

Dott. Issau Agostinho

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