Il ritorno della guerra fredda: attori e scenari

E’ comune considerare il periodo della guerra fredda gli anni che vanno dalla fine della II guerra mondiale alla caduta del muro di Berlino, ovvero più precisamente 1947-1989. In questo periodo, i principali leader dei blocco Est-Ovest, o se si vuole, gli USA (NATO) e l’URSS (Patto di Varsavia) combattevano a distanza per il controllo delle zone di influenza e di imposizione di modelli di vita sociale ed economica (liberalismo e il socialismo).


Tuttavia, a quasi trenta anni dalla caduta del muro di Berlino e dalla successiva unione della Repubblica federale tedesca (RFT), liberale, e della Repubblica democratica tedesca (RDT, filo-sovietico), si assiste al ritorno, nello scenario internazionale, di attori nuovi e al Rinascimento di attori vecchi, che minacciano lo status quo, emerso poco dopo l’anno 1989, che sarebbe durato per due mandati del Presidente Clinton, durante i quali Stati Uniti/NATO erano in competizione con le Nazioni Unite per il ruolo da svolgere a livello globale, come per esempio si è verificato durante l’intervento della NATO nella guerra dei Balcani negli anni ’90, o l’invio di portaerei a Taiwan da parte dell’amministrazione Clinton durante la crisi tra Taipei e Pechino.

Se durante questo periodo, e nei due mandati del presidente Bush, si rilanciava l’idea della eccezionalità statunitense, con l’inizio dell’invasione dell’Iraq e il rovesciamento del regime di Saddam Hussein, con inizio alla guerra contro il terrorismo nell’era post-Muro di Berlino, si assisteva alla salita al potere del presidente Putin in Russia, mentre la Cina espandeva il proprio modello economico al di là del Pacifico. I leader di questi due paesi si unirono in seguito per formare nel 2001 l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, di natura militare e di difesa collettiva, che rappresentava chiaramente una prima manifestazione di indignazione verso le tendenze di espansione della NATO nelle zone di influenza russa oggi formata dalla Comunità degli Stati Indipendenti.

Una allusione particolare è il fatto che Cina e Russia difendevano una struttura internazionale basata sui principi del diritto internazionale, sulle istituzioni internazionali e su un sistema internazionale multipolare, contrariamente alla visione unipolare o bipolare preferita dagli Stati Uniti, indispensabile per il mantenimento del suo ruolo di leader e di potenza mondiale.

Il primo tentativo di coinvolgimento della Russia, come un importante e indispensabile attore globale, è venuto da parte dell’amministrazione Obama, che nel 2009 ha lanciato il cosiddetto “reset”, cioè, una iniziativa volta a migliorare le relazioni bilaterali tra i due paesi e la condivisione delle responsabilità in materia di sicurezza internazionale, essendo le uniche due superpotenze nucleari. Ma questa iniziativa è rimasto solo un tentativo, poiché, da un lato, con il rovesciamento del regime di Gheddafi in Libia, nel 2011, la Russia ha iniziato a sospettare sulle vere intenzioni di “Reset” e dall’altro lato, il mancato coinvolgimento della Cina in iniziativa del genere significava non solo non riconoscere in essa il ruolo chiave nel Pacifico e oltre regionale, ma era anche contrario allo spirito multipolare che difendevano insieme.

Con il secondo e ultimo mandato del presidente Obama, che ha coinciso con il tentativo di coinvolgere l’Ucraina in una associazione di libero scambio con l’Unione europea (spesso, anticamera di espansione della NATO), le relazioni bilaterali hanno registrato i peggiori momenti dalla fine della guerra fredda, perché non solo la parte orientale dell’Ucraina si è trovata alle prese con una violenta guerra tra i ribelli filo-russi e le forze governative, il cui accordo di Minsk nel 2015, che prevede la fine delle ostilità, non è stato sufficiente per ripristinare la situazione precedente, ma anche la Russia ha annesso la Crimea nel 2014, a seguito di un referendum locale, in una regione dove la maggior parte della popolazione è di lingua russa, mentre la minoranza Tartara non ha potuto fare molto per opporsi a tale posizione di forza.

 Inoltre, i venti della guerra fredda si estendono anche in Siria, dove la Russia e altri attori del Medio Oriente, come la Turchia, lottano per vari motivi. Cioè, mentre la Russia sostiene il Presidente Bashar al Assad, forse al fine di garantirsi il mantenimento della sua unica base navale nel Mediterraneo, gli occidentali sostengono gruppi armati occidentali che mirano ad allontanare Assad dal potere e la Turchia, ora sola, ora con gli alleati della NATO, fa incursioni regolari nella zona di confine con la Siria per combattere i gruppi ribelli del PKK e per altri motivi meno noti.

In questo ambiente, mentre l’Africa segue il suo percorso, senza avere una vera politica estera comune tra 54 Stati membri, è il bersaglio dell’espansione del modello economico e politico cinese, quest’ultimo, che potrà ad esempio raggiungere alcuni paesi africani, con la successione interna in seno ai partiti di governo e ad eventuali riflessi a livello di Stato.

In realtà, se durante gli anni 1947-1989 la guerra fredda è stata fatta da due blocchi per il dominio del sistema bipolare, nella guerra fredda in vigore (dal 2011-) la sfida è volta all’istaurazione e al controllo del sistema multipolare, in cui la pluralità di attori è costituita dagli Stati Uniti (mantenimento dello status quo), dalla Russia (istituzione del multipolarismo istituzionale e statuale), dalla Cina (multipolarismo di tipo regionale con riflessi mondiali per l’espansione del suo modello politico ed economico nei paesi in via di sviluppo), dall’Unione europea (multipolarismo istituzionale alla francese e Germania), così come da altri attori regionali che  premono sempre più per la fine del monopolio tipico di un’epoca sepolta nel 1989.

In questo quadro, gli scenari sono un attrito costante per mezzo di conflitti diplomatici e militari, fino all’istaurazione di un sistema che risponde agli interessi degli attori coinvolti. Una dimostrazione di attrito militare è per esempio la presenza della nave spia russa in acque internazionali, a 30 miglia (circa 50 km) dalla costa atlantica statunitense, nei pressi di una base sottomarina degli Stati Uniti in Connecticut, in risposta all’invio di unità militari simili degli Stati Uniti in Romania, nel Mar nero, zona calda per la presenza della Crimea, di fatto russa, ma non riconosciuta a livello internazionale.

Dott. Issau Agostinho

 

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