Migranti, rifugiati, tutti abbiamo diritto alla vita!

Il 20 giugno si è celebrata la giornata mondiale del rifugiato. La migrazione forzata è un tema che ogni giorno è oggetto di discussione pubblica e politica. Infatti non esiste un giorno in cui le forze politiche europee non si trovino a discutere su questo grave problema politico e sociale che coinvolge l’intero continente europeo, né un giorno senza notizie di morti in mare, espulsioni, conflitti e difficoltà di integrazione. Quo vadis l’asilo in Europa?


La Giornata Internazionale del Rifugiato, indetta dalle Nazioni Unite, viene celebrata il 20 giugno per commemorare l’approvazione della Convenzione sui profughi da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i profughi (Unhcr), ogni anno, coordina gli eventi celebrativi in tutto il mondo, anche se di anno in anno se ne sta perdendo il senso, principalmente perché è proprio la parola rifugiato a perdere il significato originario di persona in fuga dalla guerra e dalla persecuzione, che necessita di protezione internazionale, per diventare sinonimo di problema, invasione e minaccia.

La migrazione forzata è un fenomeno che contiene diverse realtà, e come ha affermato anche in un’intervista l’onorevole Paolo Alli, vice presidente dell’Assemblea parlamentare della Nato, ci confrontiamo con due tipologie di migranti: coloro che scappano a causa di una situazione di conflitto all’interno del loro paese, quindi persone che non vogliono andar via dalla propria terra, (tanto è vero che si rifugiano nei paesi circonvicini con la speranza di tornare a casa una volta finiti i conflitti, che sono i rifugiati); e coloro che fuggono da condizioni di vita insostenibili inasprite, poi da guerre e conflitti interni, che sono i migranti di tipo economico i quali si riversano in Europa con la speranza di potervi rimanere.

Oggi, la causa principale delle migrazioni forzate nel mondo è la guerra in Siria; l’Africa Sub-Sahariana è stata la seconda regione con il maggior numero di migranti forzati dovuta alla povertà in certi paesi, dopo il medio oriente, segue poi l’Asia, l’America centrale a causa della violenza delle bande armate, e l’Europa che ha prodotto 593 mila rifugiati, la maggior parte dei quali provenienti dall’Ucraina.

Per rispondere a questi flussi migratori, negli ultimi due anni l’Unione Europea ha mostrato il suo lato peggiore per quanto riguarda i diritti dei richiedenti asilo e rifugiati: i paesi lungo la cosiddetta rotta balcanica davano il benvenuto ai richiedenti asilo con frontiere militarizzate; e il 18 marzo l’Unione europea firmò un accordo con la Turchia ( il paese che ospita il maggior numero di migranti provenienti soprattutto dalla Siria), attraverso cui entrambi decidono di porre fine alla migrazione irregolare dalla Turchia verso l’UE.

In particolare per conseguire questo obiettivo, dal 20 marzo 2016 tutti i migranti irregolari che compiono la traversata dalla Turchia alle isole greche vengono rimpatriati in Turchia nel rispetto del diritto dell’UE e del diritto internazionale. Quelli che giungono sulle isole greche sono registrati e la loro domanda di asilo è trattata individualmente dalle autorità greche in cooperazione con l’Unhcr, mentre coloro che non faranno la domanda di asilo, o che sarà valutata infondata o inammissibile, verranno rimpatriati in Turchia.

Per ogni migrante – in questo caso parliamo di siriano – rimpatriato in Turchia, un altro siriano sarà re-insediato dalla Turchia all’UE. Tale principio sarà garantito da un meccanismo che verrà istituito con l’assistenza della commissione, delle agenzie dell’UE e di altri Stati membri. La priorità verrà data ovviamente ai quei migranti che precedentemente non siano entrati o non abbiano tentato di entrare nell’UE in modo irregolare.

I costi delle operazioni appena descritte saranno a carico dell’Unione europea, che ha erogato già a metà marzo 3 miliardi di euro alla Turchia, la quale riceverà altri 3 miliardi di euro una volta che queste risorse saranno state utilizzate e a condizione che gli impegni siano soddisfatti, ad ogni caso entro il 2018; con l’auspicio che questi soldi non servano ad ultimare la costruzione del muro al confine con la Siria, bloccando così le persone vittime della guerra.

Nonostante questa intesa continui ad andare avanti, suscita molti dubbi proprio perché la regola di base dell’accordo è un baratto fondato sullo scambio di esseri umani, molti dei quali vengono premiati con l’insediamento in Europa, altri invece vengono puniti. Di fatto, però l’UE, attraverso questo baratto, procede ad una classificazione dei rifugiati, perché nell’accordo si parla di Siriani, escludendo così gli altri rifugiati che fuggono da altri paesi e che hanno bisogno di protezione.

La politica europea d’immigrazione è fondata sulla solidarietà tra Stati membri ed equa nei confronti dei cittadini dei paesi terzi. Quindi questa intesa tra UE e Turchia si può considerare una sconfitta dell’Unione Europea.

Con sempre “sempre più persone sono costrette a fuggire a causa di guerre e persecuzioni”, cioè secondo Filippo Grandi, l’Alto commissario dell’ONU per i rifugiati, la risposta dell’Ue dovrà essere umana, condivisa e incisiva, visto che solo nel 2015 le migrazioni forzate sono aumentate significativamente e hanno raggiunto un livello mai toccato in precedenza; e questo che emerge dal rapporto annuale pubblicato il 20 giugno dall’Unhcr, il quale riporta che circa 65,3 milioni di persone sono state costrette alla fuga rispetto ai 59,5 milioni di un anno prima e ciò significa che a livello globale, con una popolazione mondiale di 7,349 miliardi di persone, 1 persona su 113 è un richiedente asilo.

In occasione della giornata mondiale del rifugiato il primo vicepresidente della Commissione europea, Timmermans, l’Alto rappresentante vicepresidente Mogherini e i commissari Mimica, Avramopoulos e Stylianides hanno dichiarato: “l’UE non si è girata dall’altra parte e non lo farà in futuro; continueremo invece a partecipare all’impegno collettivo profuso per fronteggiare la crisi. Esaminiamo costantemente le modalità per rafforzare la nostra risposta umanitaria e offrire maggiore sostegno ai rifugiati, agli sfollati interni e ai milioni di persone colpite da questa crisi nel mondo.”

Speriamo che queste parole non siano solamente di circostanza e che non siano state dette solo perché quel giorno era la giornata mondiale del rifugiato, e che alle parole seguano i fatti concreti che garantiscono ad ogni essere umano il proprio diritto alla vita!

Nancy Pasquarelli

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