Nel corso del tempo, l’India ha cambiato la sua fisionomia interna ed esterna. Oggi si proietta al futuro pur mantenendo un solido legame con il suo passato. Vediamo alcuni aspetti cruciali di questo Paese.
La parola chiave: “neutralità”
L’India è un paese dell’Asia meridionale che si affaccia sull’Oceano Indiano considerata l’anello di congiunzione tra il mondo occidentale e orientale per via delle culture, lingue, etnie e religioni presenti al suo interno.
Il Paese, storica colonia britannica, ha ottenuto l’indipendenza nel 1947 sotto la guida del Mahatma Gandhi. Quest’ultimo, dopo aver visto la brutalità dell’apartheid in Africa, adottava nei confronti dei britannici una posizione “non aggressiva” agendo in modo diverso dai coloni europei. Egli introduceva la cd. “pratica della disobbedienza civile” alle leggi britanniche.
Malgrado gli scontri interni al paese, l’India è diventata sempre più indipendente lasciando dietro di sé: da una parte, l’eredità di una guida che ha sostenuto il principio della “non violenza”; dall’altra, un paese che ha visto la nascita di un nuovo Stato, il Pakistan.
Durante la Seconda guerra mondiale, l’India assumeva una posizione diversa rispetto ai paesi belligeranti. All’inizio degli anni Sessanta nasceva il Movimento dei Non-Allineati, quei paesi che durante il conflitto non si erano schierati né con gli Stati Uniti d’America e né con l’Unione Sovietica. Questa posizione sottolineava la volontà dei Paesi Non-Allineati di ritrovare una propria identità soprattutto riguardo le decisioni da prendere a livello internazionale. L’India assume ancora oggi posizioni neutrali, come è accaduto lo scorso marzo quando non ha né condannato e né ha appoggiato la risoluzione ONU sull’aggressione russa dell’Ucraina. Alla base di questa scelta vi sono svariate motivazioni, tra queste troviamo le relazioni bilaterali che l’India intrattiene sia con gli Stati Uniti d’America che con la Russia su una vasta gamma di settori.
Tra tradizione e modernità
Appare cruciale guardare all’India per come e ciò che è oggi. Nel corso del tempo, essa ha condotto una graduale ascesa e si presenta come Nazione del Ventunesimo secolo sostenuta da una popolazione giovane, accademicamente qualificata soprattutto nel settore ingegneristico e manifatturiero. Il Paese è sede di uno dei centri hi-tech più importante al mondo: Bangalore, considerata la “Silicon Valley indiana”. Tuttavia, l’impiego delle energie rinnovabili naturali potrebbero giocare un ruolo fondamentale per il sostentamento del Paese. Se da una parte l’India voglia tendere una mano al futuro, lo fa mantenendo un solido legame con il suo passato caratterizzato da tradizioni secolari che il popolo ancora celebra. Oggi, l’economia del Paese è in ascesa e secondo le stime più recenti si ipotizza che supererà la Cina in termini di abitanti nei prossimi anni.
L’India dimostra tutta la volontà di raggiungere un cambiamento consolidato. Tuttavia, se da una parte i centri urbani del Paese come Mumbai e Delhi (capitale dell’India) rappresentano la massima espressione dello sviluppo, dall’altra, una parte considerevole di popolazione vive in condizioni di estrema povertà.
Due facce della stessa medaglia
L’India persegue di fatto una crescita a due velocità, visibile attraverso le infrastrutture che caratterizzano aree distinte del Paese. Se da una parte Mumbai presenta grattacieli che esprimono il progresso in atto, dall’altra nelle baraccopoli (“slum”) vive quella parte di popolazione che non sta beneficiando della crescita economica del Paese. Le condizioni di estrema povertà, quelle igienico sanitarie e redditoriali sono la prova di un’economia disfunzionale attualmente presente.
Nei prossimi anni si stima che la popolazione indiana raggiungerà la quota di circa 1,5 miliardi. A questo proposito, la sovrappopolazione (“overpopulation”) già presente (1,4 miliardi), se da una parte costituisce il motore propulsore di questa Nazione tra sviluppo e il mantenimento di tradizioni antiche, dall’altra ci si domanda come e in che modo i centri nevralgici del Paese riusciranno, oltre a provvedere al gap interno, anche a capire come affrontare un ulteriore aumento della popolazione ed ad offrire un benessere che sia effettivamente uniforme.
Monica Mei
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