Angola di fronte al conflitto russo-ucraino. Neutralità e pragmatismo


Il conflitto russo-ucraino ha diviso gli Stati membri delle Nazioni unite in due, se non tre blocchi: il blocco di coloro che sostengono l’Ucraina e condannano la Russia; il blocco di coloro che sostengono la Russia e/o condannano uno dei suoi casus belli; e il blocco dei neutrali. Dove si collocherebbe l’Angola in questi raggruppamenti?


La guerra russo-ucraina – Operazione militare speciale, come è stata chiamata dalla Russia – in corso dal 24 febbraio scorso è una delle sfide più problematiche per la comunità internazionale degli Stati in generale, e per gli europei e gli americani in particolare, ed è uno degli oggetti di studio e analisi dei teorici delle relazioni internazionali, teorici della geo-strategia e della geopolitica, a causa della minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale che rappresenta, dato lo stato di potenza nucleare della Russia e il sostegno degli Stati Uniti (altra potenza nucleare) e di altri Stati membri della NATO all’Ucraina, in quella che sembra essere diventata una sorta di guerra per procura tra Russia e NATO. In ogni caso non si può trascurare la determinazione delle autorità e del popolo ucraini a difendere e mantenere i propri interessi sovrani per la sicurezza e l’integrità territoriale del loro paese.

La neutralità è disegnata

Una delle prime risoluzioni delle Nazioni unite dall’inizio della guerra/operazione, adottata dal Consiglio di sicurezza, è stata la 2623/2022 del 27 febbraio 2022, che, paradossalmente, riconoscendo la mancanza di unanimità nella discussione di questo problema a livello di tale organo, ha raccomandato la convocazione di una sessione speciale dell’Assemblea generale per pronunciarsi e prendere una posizione sulla questione. La risoluzione 2623 ha visto il veto della Russia (membro permanente) e l’astensione della Cina (membro permanente), dell’India e degli Emirati Arabi Uniti (membri non permanenti), ma il voto favorevole degli Stati Uniti, Francia e Regno Unito (membri permanenti) e di Brasile, Albania, Ghana, Messico, Gabon, Irlanda, Kenya e Norvegia (membri non permanenti), segnando di fatto l’inizio degli allineamenti internazionali in relazione al conflitto in questione, tra neutralità, condanna e sostegno.

Così, quando l’Assemblea generale diede seguito all’unica raccomandazione contenuta in quella risoluzione, era già chiaro che gli allineamenti sarebbero continuati, come dimostrato dalla risoluzione A/ES-11/L.1, del 2 marzo 2022, quando 141 dei 193 Stati membri delle Nazioni unite votarono contro l’aggressione russa, 5 votarono contro, 35 si astennero e 12 non votarono. Tuttavia, in termini demografici, questa condanna rappresenterebbe una minoranza della popolazione mondiale, vista l’astensione della Cina e dell’India (che insieme rappresentano quasi i 2/3 della popolazione mondiale), del Pakistan, del Vietnam o della Tanzania e di altri Stati popolosi o meno popolosi del mondo, per un totale di oltre 5 miliardi di abitanti su un totale di 7,9 miliardi (Fonte: UNFPA). Dei 35 Stati che si sono astenuti, 17 sono africani, tra cui l’Angola.

Il 7 aprile 2022, quando l’Assemblea generale ha adottato la risoluzione A/ES-11/L.4 sulla sospensione della Russia dal Consiglio dei diritti umani, si è registrato lo stesso schema di allineamento internazionale su questo conflitto: dei 193 Stati membri, solo 93 hanno votato a favore, 24 hanno votato contro, 58 si sono astenuti e 18 non hanno votato. Per la prima volta una risoluzione delle Nazioni unite su questo conflitto veniva approvata da meno della metà dei suoi membri (93), mentre quelli che hanno votato contro o si sono astenuti sono stati più della metà (100). Allo stesso modo, l’Angola (astenutasi) è stata tra i 45 Stati africani che si sono astenuti o hanno votato contro.

Neutralità realista e/o pragmatismo

Questa posizione di neutralità non solo dell’Angola, ma anche degli altri Stati del Nord e del Sud globale nelle due risoluzioni non si valuta soltanto nel senso in cui una delle ragioni dell’operazione militare russa sembrerebbe fondarsi sulla logica della deterrenza nei confronti della presumibile espansione della NATO in Ucraina, che come ha spesso fatto sapere la medesima Russia rappresenterebbe una minaccia alla sua pace e sicurezza, poiché dallo scioglimento del Patto di Varsavia l’Ucraina e la Bielorussia attuerebbero come dei «Stati cuscinetti» tra la Russia e la NATO. La loro neutralità rappresenterebbe, soprattutto un tacito allineamento internazionale della maggior parte degli Stati che chiedono a gran voce una nuova architettura della sicurezza internazionale e della cooperazione multilaterale basata sul multipolarismo in crescente consolidamento. Si tratterebbe di una sorta di nuova Conferenza sulla cooperazione e la sicurezza internazionale che, a differenza dell’Atto di Helsinki del 1 agosto 1975, in quell’anno firmato solo tra i Paesi europei, gli Stati Uniti e l’URSS, questa volta includerebbe tutti i continenti e tutti i nuovi poli di potere sub-regionali, regionali, continentali e internazionali in atto nelle relazioni internazionali dalla fine della guerra fredda.

Pertanto, sempre a mio avviso, la neutralità dell’Angola non è solo simbolica o formale. È materiale e piuttosto dinamica. È materiale perché chiede di risolvere il conflitto russo-ucraino tenendo conto questa nuova dinamica geopolitica mondiale basata su un ordine multiforme, che dovrebbe salvaguardare la sicurezza collettiva di tutti, ma allo stesso tempo i propri interessi nazionali nella collocazione del conflitto. È dinamica nella misura in cui percepisce e si adatta ai mutevoli interessi degli attori in gioco. In altre parole, se la neutralità di cui sopra indica la necessità di risolvere il conflitto per via negoziale – prendendo atto delle preoccupazioni russe per il possibile rischio per la sua sicurezza derivante dal cambiamento della condizione di Stato non membro dell’alleanza militare, ma allo stesso tempo sostenendo l’integrità territoriale dell’Ucraina e la sua autodeterminazione – essa diventa realistica per lo Stato angolano nel momento in cui approva l’ultima risoluzione dell’Assemblea generale, A/ES-11/L.5, del 12 ottobre 2022, che difende, per l’appunto, l’integrità territoriale dell’Ucraina e il rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite, poiché considera l’annessione russa di parte del territorio ucraino una violazione dei presupposti del diritto internazionale.

Posizione dinamica alla luce del cambiamento dello status quo del conflitto

Riguardo quest’ultima presumo che ci sia stato un aggiustamento della posizione dell’Angola visto il cambiare di interessi in gioco delle parti coinvolte nel conflitto, e non un cambiamento della sua posizione di neutralità pragmatica. Tale adeguamento è stato espresso nella Dichiarazione di voto, in cui si afferma, tra l’altro, che “la Repubblica dell’Angola ha votato a favore di questa risoluzione in conformità con le sue convinzioni sul fondato principio della sacrosanta integrità territoriale sancito dalla propria Costituzione, che definisce l’Angola uno Stato unitario e indivisibile, il cui territorio è inviolabile e inalienabile” e che “la nostra posizione è anche in conformità con le disposizioni della Carta delle Nazioni Unite e dell’Atto costitutivo dell’Unione Africana (UA)” (Fonte: Novo Jornal). In seguito, però, sottolinea le buone relazioni mantenute sia con l’URSS/Russia che con l’Ucraina, e questo potrebbe rivelare che in relazione alla Russia l’Angola non abbia cambiato né la sua posizione né la sua politica estera. Lo stesso si può dire anche in relazione agli Stati Uniti e all’Ucraina.

A livello interno, questo presumibile aggiustamento della sua posizione riecheggia l’appello lanciato dal presidente angolano nel suo discorso di insediamento lo scorso 15 settembre, quando ha affermato che “riteniamo importante che le autorità russe prendano l’iniziativa per porre fine al conflitto, creando così un ambiente migliore per la negoziazione di una nuova architettura di pace per l’Europa e aprendo la strada alla tanto desiderata e necessaria riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite” (Fonte: Angop).

Per alcuni osservatori il voto favorevole alla risoluzione de 12 ottobre può essere giustificato dalla necessità dell’Angola di massimizzare l’attrazione di investimenti e finanziamenti occidentali, in un momento in cui il Paese continua a fare affidamento sulla diplomazia economica per accelerare il proprio sviluppo economico. Infatti, nonostante più di 5 miliardi di abitanti non abbiano condannato l’invasione russa e la sua espulsione dal Consiglio dei diritti umani, la verità è che la più vasta ricchezza del mondo è dalla parte di coloro che l’hanno condannata. I dati di Visual Capitalist (2019) stimano che il Nord America e l’Europa detengano il 57% della ricchezza mondiale.

In ogni caso, che sia un cambio di posizione o un semplice aggiustamento della posizione, va detto che data la sua filosofia politica per la pace e risoluzione dei conflitti attraverso il negoziato, l’Angola continua ad essere uno dei difensori della fine di questo e di altri conflitti sparsi sia in Africa che nel mondo, fatto che le è valso il titolo di Campione africano per la pace e la riconciliazione lo scorso maggio, riconosciuto al suo presidente della repubblica dall’Unione africana.

Issau Agostinho

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