Angola, la lotta alla corruzione tra plutocrazia e democrazia

Alcuni cittadini si sono apertamente e pubblicamente espressi contro la presunta persecuzione politica a cui sarebbero stati sottoposti i figli dell’ex presidente della repubblica, per mano dell’attuale presidente, João Lourenço. Dopo tutto, si tratta del perseguimento di “A”, o l’eventuale illegalità (“B”) che la “A” ha commesso, indipendentemente dal suo status sociale?


   È risaputo che il MPLA ha scelto come principale “Cavallo di Troia” la lotta contro la corruzione, il nepotismo, l’impunità e le illegalità che pendevano (pendono ancora) nella società angolana, fenomeni in cui i membri e leader di questo partito (ma non solo, essendo tali pratiche trasversali a tutti i settori del paese) sono visti e percepiti nella vita quotidiana come i principali attori e beneficiari (cfr. Jorge Costa, et al, Os donos angolanos de Portugal, 2014).

   Naturalmente, i processi giudiziari in corso che coinvolgono figure di questo partito, sia quelli in attesa di giudizio sia in arresti domiciliari, possono essere visti come prova materiale di come pervasive e diffuse erano le pratiche di corruzione e impunità tra i membri del partito in pubblichi uffici. L’accelerazione dell’accaparramento di beni pubblici, almeno nel post conflitto armato, ha coinciso con la crescita economica esponenziale (guidato da alti prezzi del petrolio) e con gli accordi di finanziamento per la ricostruzione firmati con la Cina, che hanno assicurato alle casse pubbliche miliardi di dollari. Di fatto, secondo la Banca Mondiale, la crescita economica media del PIL nel periodo 2002-2012 è stata del 10%, con un picco di 15.029% registrato nel 2005. Una crescita simile ha avuto luogo solo nel 1995, quando l’economia angolana è cresciuta del 15 %. (Cfr. Banca Mondiale, Angola GDP Economic Growth).

   In termini di crescita del PIL angolano, il valore è passato da 8,936 miliardi di dollari nel 2001 a 88,539 miliardi nel 2008, scendendo a 60,307 miliardi nel 2009, a seguito della crisi economica e finanziaria internazionale. Nel 2014, il PIL angolano ha raggiunto il picco mai registrato nella sua storia, stimato in 145,712 miliardi di dollari. Ancora secondo i dati della Banca Mondiale, nel 2017 il PIL era stimato in 121,124 miliardi di dollari, di cui il 65% corrisponde, oggi, al debito pubblico con entità nazionali ed estere, che colloca la ricchezza netta dell’Angola a poco più di 78,7306 miliardi di dollari.

Grafico 1. Evoluzione del PIL angolano in miliardi USD. Compilato a partire dai dati sopramenzionati.

 

   Curiosamente, con l’aumento della ricchezza nazionale, è aumentato contemporaneamente l’indebitamento pubblico nazionale verso entità nazionali ed estere. Ad esempio, nel 2018, il debito pubblico del paese ha rappresentato il 65,1% del PIL, come mostrato nella seguente tabella:

 

   In altre parole, se nel 2014, il PIL angolano ha raggiunto il picco di 145,712 miliardi di dollari, di questi il 40,7 rappresentava la percentuale del debito pubblico. La percentuale più bassa di indebitamento pubblico è stata registrata nel 2009, 22,7% del PIL, stimata in 60,307 miliardi di dollari. Tuttavia, nello stesso periodo, sono aumentati anche i casi di gestione dannosa della ricchezza di tutti gli angolani. A questo proposito, la relazione della Commissione Multisettoriale, creata dal dell’attuale presidente dell’Angola, nel dicembre 2018, ha rivelato che lo Stato è stato truffato in più di 4,7 miliardi di dollari in investimenti privati ​​con fondi pubblici, fatti considerati “scioccanti e disgustosi” dal presidente João Lourenço.

   Nonostante qualche resistenza da parte di alcuni cittadini e settori della società angolana, che eventualmente sono stati i beneficiari diretti sia del boom economico sia del debito dello Stato, nel desiderio di creare l’”Accumulazione Primitiva del Capitale”, difesa durante il discorso alla Nazione del 2013 dall’ex presidente della Repubblica (che a quanto pare, era già in moto da anni), in realtà e in senso stretto, questi dati mostrano un trend di istituzionalizzazione in Angola di un sistema politico plutocratico, che nel concetto e nella pratica, corrode e mina la democrazia e i suoi principi di legalità e uguaglianza. Gli angolani plutocratici, formati nell’ancien regime, ovviamente, non possono essere naturalmente favorevoli alla lotta contro la corruzione e l’impunità, perché questo rilancia la democrazia e l’eguaglianza dei diritti e delle opportunità per tutti i cittadini.

   In questo senso, pur riconoscendo all’MPLA (almeno nelle intenzioni, perché nessuno dei plutocratici è stato ancora condannato) il coraggio di fare una catarsi interna contro tali pratiche, i plutocratici ora evocano i loro diritti costituzionali fondamentali per andare in disaccordo con il discorso, la politica e atti anticorruzione, affermando che si tratta di una pratica selettiva rivolta a un determinato gruppo familiare. Tali dichiarazioni, oltre a essere contrarie al principio di uguaglianza di tutti davanti alla legge, possono implicitamente rivelare che ci sono altre figure, di loro conoscenze, che potrebbero non essere ascoltate o indagate. Pertanto, in quanto cittadini che si valutano tali, dovrebbero cooperare volontariamente con le autorità giudiziarie, denunciando le irregolarità e le frodi commesse.

   Tuttavia, i gruppi della società civile e partiti all’opposizione in Angola, la cui agenda della lotta alla corruzione è stata diluita nell’azione del governo attuale, si dovrebbe dare loro il meritato riconoscimento perché hanno messo in guardia da anni i casi di corruzione nel paese, ma mai ammessi presi come tali.

    In considerazione di ciò, importa allo stesso modo che vengano affrontate e venga data una risposta alle questioni  relative al volume del debito pubblico nel corso del decennio successivo al 2002, se è stato trasparente, regolare e lecito, tenendo conto che un funzionario angolano legato al Ministero delle Finanze ha detto che il 25% del debito era fraudolento; chi sono i creditori nazionali dello Stato e se hanno una relazione diretta con la dichiarazione del presidente João Lourenço, che, a suo dire, ha trovato casse vuote; chi li ha svuotati e quale percentuale del debito pubblico detiene chi ha svuotato la tesoreria dello stato; infine, la richiesta dell’UNITA per una CPI sul debito angolano.

   La qualità della lotta contro la corruzione e la buona collaborazione della classe plutocratica beneficiaria illegale dell’”Accumulazione Primitiva del Capitale altrui” avrà effetti positivi nel medio o lungo termine, nel processo di democratizzazione della società angolana, e viceversa, nella credibilità e sopravvivenza del MPLA nei futuri processi elettorali, se equi e trasparenti.

 

Dr. Issau Agostinho

 

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