Sono passati quasi due mesi dalla vittoria di Andrés Manuel López Obrador alle elezioni presidenziali qui in Messico. In questi due mesi ho avuto modo di pensare e di riflettere su ciò che implica dal punto di vista politico e sociale questo nuovo panorama in un paese che vive in maniera estrema le vicissitudini di un sistema neoliberista che ha messo allo stremo su tutti i punti di vista il funzionamento dello stato liberale messicano.
Ma per capire ciò che succede qui in Messico è molto importante intendere un fenomeno che a livello globale attanaglia la quasi totalità dei paesi occidentali e cioè la crisi del sistema dei partiti tradizionali e della democrazia rappresentativa accompagnata da una grave crisi economica e sociale che da dieci anni colpisce con durezza la società nella sua totalità.
Ma cosa ha portato quindi il Messico a scegliere un presidente con una visione che in teoria dovrebbe rompere con il neoliberismo e porterebbe ad uno stato di diritto forte e ad un sistema di giustizia sociale basato in un welfare sostenuto dalle riserve petroliere? E soprattutto, come capire questa situazione a partire non solamente della storia politica e sociale messicana, ma da un’analisi storico-politica dei paesi occidentali e dall’avanzata ogni giorno più forte delle aree di estrema destra nella vita pubblica?
È importante sottolineare che ciò che guida queste riflessioni sono innanzitutto le analisi intorno al nuovo scenario politico messicano, ma questo come si è detto precedentemente è anche il risultato di mie valutazioni di fronte al cambiamento che sta vivendo la società in maniera rapida in questi ultimi 10 anni.
Ritornando ad Andrés Manuel López Obrador, senza dubbio la sua vittoria apre ad un nuovo scenario politico che metterà alla prova la “nuova”[1] classe politica che si attinge in 20 giorni[2] a governare questo paese.
A quasi due mesi della vittoria di MORENA e con un’analisi a freddo si potrebbe dire che sono stati 3 i motivi principali di questo gran trionfo politico e sociale: a) l’enorme povertà e le conseguenze di questo fenomeno a livello economico e sociale nella società messicana; b) la grande organizzazione politica e sociale del partito-movimento MORENA; c) l’alleanza strategica di MORENA con un forte settore imprenditoriale.
Per quanto riguarda il primo fattore è noto a tutti l’enorme concentrazione dell’ingresso e del patrimonio in mano all’1% della popolazione. Fenomeno accentuatosi soprattutto negli ultimi 30 anni e che ha impoverito il 75% della popolazione. Abbinato ad esso, la grande insicurezza che attraversa il paese per il debilitamento dello stato di diritto; il connubio stato-mafia-capitale; e l’enorme corruzione che da esso si deriva.
Quanto al secondo fattore è più che evidente che MORENA ha reso forte sul territorio un’organizzazione che negli ultimi 6 anni[3] ha ramificato su tutto il paese un’enorme rete di strutture organizzative soprattutto in quelle aree dove la presenza di questa organizzazione politica per svariati motivi, che vanno dalla presenza di forti reti criminali o al controllo totale dei partiti tradizionali sulla vita politica, economica e sociale attraverso la corruzione, è aumentata in maniera notevolissima.
Per quanto riguarda il terzo dei fattori che spiega questo nuovo fenomeno, e cioè l’alleanza strategica con grandi gruppi imprenditoriali[4], il lungo percorso di resistenza ed alternativo che il nuovo presidente ha svolto negli ultimi 30 anni ha portato inesorabilmente a capire che per cambiare il vecchio regime politico era importante tessere una alleanza con quei settori strategici economici e finanziari rilevanti per calmare i mercati e che allo stesso tempo potrebbero permettere quelle politiche economiche e finanziarie capaci di crear ricchezza al paese ma soprattutto sviluppo sociale ed economico alla popolazione.
Quindi, come spiegare il fenomeno populista di MORENA in un contesto dove a livello globale lo stesso concetto di “populismo” viene visto con preoccupazione? Non nascondo, che ci siano voluti per quanto mi riguardi quasi due mesi per poter inquadrare il fenomeno messicano in un contesto globale ma soprattutto evidenziare che si tratti di un fatto che, anche se con elementi distintivi e contrapposti a quello che sta succedendo in altri paesi[5], è espressione di un cambiamento contraddittorio e dialettico della società globale che è parte di un’economia la cui espansione è mondiale e la sua essenza è capitalistica.
In primo luogo, il “populismo di sinistra” messicano si differenzia in quanto a logiche, strategia, organizzazione, lotta, principi e ideali rispetto ai “populismi di destra o estrema destra” degli Stati Uniti ed i paesi dell’Unione Europea.
Allo stesso modo si accomunano per un attacco frontale alle logiche neoliberiste dello Stato-Nazione-Liberale e della democrazia rappresentativa, espressione del funzionamento di quest’ultimo in cui la sovranità del popolo, la divisione dei poteri ed il monopolio della violenza dello Stato sono stati messi in discussione da logiche finanziarie “criminali” ed in cui il pensiero filosofico occidentale è oggi più che mai in crisi.
Mentre in Messico quasi 40 anni di neoliberismo fanno concretizzare un risultato derivato da larghe lotte politiche-sociali, da un rifiuto ogni giorno più forte al monopolio globalizzante neoliberista e alle sue politiche economiche e sociali discriminatorie, e da una voglia di cambiamento che va più in là della classica logica sinistra-destra ma senza cadere nella visione post-idealistica (o postmoderna) imperante nella UE e negli USA, a livello globale sembra concretizzarsi un fenomeno diverso, xenofobo, fascista e allo stesso tempo anti globalizzante e anti neoliberista.
Nell’ambito delle scienze sociali risulta quindi imperante poter capire come siano possibili avvenimenti che hanno come fondamento un attacco frontale allo Stato-Nazione-Liberale ma che nel fondo cercano soluzioni completamente diverse.
In primo luogo, dal punto di vista sociologico penso siamo di fronte ad una nuova “Gran Trasformazione” che vede nella critica allo Stato-Nazione-Liberale quella critica che Polanyi faceva al mercato auto regolato in cui lo stesso sociologo ungaro ci diceva più di 50 anni fa che quanto più forte sia la propensione del mercato verso l’autoregolazione più forti saranno allo stesso tempo le resistenze della natura e dell’essere umano nella loro lotta per non essere resi delle merci. Effettivamente la prima grande trasformazione fu la crisi dello stato liberale dei primi del 900 che portò all’avvento del fascismo, nazismo e comunismo sovietico[6], e la seconda grande trasformazione fu l’avvento dello stato keynesiano e della socialdemocrazia post secondo conflitto bellico mondiale.
Io direi che come risultato della crisi del 2008 siamo di fronte alla terza gran trasformazione che vive la società capitalistica in cui si avvertono fenomeni di cambiamento tra di loro contraddittori, dialettici e soprattutto antagonistici. È quindi il caso del fenomeno del “populismo di sinistra” di MORENA in Messico e del “populismo di destra e di estrema destra” in Europa e negli Stati Uniti.
In secondo luogo, la IV Trasformazione del Messico[7] ha un piano strategico che lotta e si inserisce in maniera contraddittoria nel sistema neoliberista. Negli USA con Trump ed in Europa coi vari governi “populisti di destra ed estrema destra” (come in Italia, Ungheria e Polonia), ci troviamo di fronte a logiche economiche, politiche e sociali che non necessariamente si contrappongono al neoliberismo. Al contrario mostrano la faccia più autoritaria dello stesso mettendo in evidenza come lo stesso sistema neoliberista abbia bisogno oggi più che mai di regimi autoritari.
In terzo luogo, a differenza dei paesi precedentemente menzionati in Messico il superamento della dicotomia destra-sinistra non significa necessariamente l’avvento di nuove forme politiche post ideologiche. Al contrario da una linfa nuova alla stessa dicotomia superando in un certo qual modo la classica differenza tipica della democrazia rappresentativa e rivivendo lo stesso modello democratico attraverso la retro-alimentazione partito-movimento che punta a superare le divisioni liberiste tra una destra liberale o conservatrice ed una sinistra liberale o progressista. I valori di giustizia, sostenibilità, etica e morale, divisione tra ruoli politici ed economici nel governo e tra le funzioni tra partito e lo stesso governo rappresenterebbero il carattere distintivo di questo nuovo processo.
Mentre a livello globale viviamo quest’attacco frontale allo Stato-Nazione-Liberale le cui espressioni ho riassunto precedentemente, allo stesso tempo quest’attacco viene dalla nuova potenza globale asiatica, cioè Cina, il cui embeddedness delle relazioni sociali nell’economia avviene in un sistema in cui lo Stato-Nazione-Liberale occidentale non è mai penetrato nella sua totalità in una società in cui, sia prima della rivoluzione del ’49, sia attualmente vive una forma di organizzazione statale diversa alla classica concezione liberale. Una forma statale con caratteristiche cinesi la quale economia di socialismo di mercato difende paradossalmente l’attuale globalizzazione anche se puntando a una nuova globalizzazione basata nei principi della Nuova Economia Strutturale[8].
Nel caso del Messico, la cui economia è stata totalmente soggetta alle dinamiche statunitensi, il nuovo governo già da ora sta puntando alla rinegoziazione del NAFTA[9] ed allo stesso tempo a nuovi accordi commerciali con la Cina. Il “corredor” del treno nel sud del paese che connetterebbe l’Atlantico con il Pacifico riflette questa strategia.
A differenza dei “populismi di destra ed estrema destra” europei o statunitense che difendono l’italianità, l’essere ungheresi, polacchi o “americani”, il nazionalismo morenista tiene come visione una migliore inserzione del Messico nelle logiche globali e lo sviluppo economico e sociale nazionale senza chiusure economiche o autarchiche. Si denota in sé una differenza enorme in quanto alle strategie politiche economiche e finanziarie tra il nuovo governo “populista di sinistra” messicano e i paesi in cui prevale il “populismo di destra o estrema destra” che puntano al disfacimento dei grandi progetti globali neoliberisti (Trattati Commerciali o Unioni monetarie e politiche come l’UE).
Finalmente, un aspetto molto importante in quest’intento di analisi comparativa tra un “populismo di sinistra” ed un “populismo di destra e di estrema destra” è la maniera in cui si sta affrontando uno dei fenomeni sociali più importanti del XXI secolo, il fenomeno migratorio. Il nuovo governo messicano ha una visione integrazionista e soprattutto di arrivare alla soluzione del problema partendo dall’affrontare politicamente, socialmente ed economicamente il problema nella sua essenza puntando ad una visione non di chiusura o rifiuto, se no al contrario valorizzando le potenzialità che i migranti messicani (verso gli Stati Uniti) da un lato e gli immigrati centroamericani (verso il Messico) dall’altro si trasformino in elementi importanti nel nuovo progetto di crescita economica e di sviluppo sociale. In Europa e negli Stati Uniti vediamo al contrario una politica ogni giorno di più razzista, di chiusura e protezionista. Di fatti mentre da un lato l’attacco al neoliberismo e allo stato liberale assume connotazioni più democratiche, dall’altro vediamo un avvento del fenomeno fascista ogni giorno sempre più legittimato da enormi cappe di popolazione.
Certamente, entrambi i fenomeni coincidono anche nell’enorme appoggio che nelle ultime elezioni i rispettivi partiti hanno avuto a dimostrazione della crisi dello stato liberale classico e degli schemi della democrazia rappresentativa.
Senza dubbio è la speranza messicana ciò che potrebbe tracciare il cammino ad un mondo e ad una società rimasta duramente ferita della crisi economica, politica e sociale caratteristica di questo nuovo millennio. Se da un lato la IV Trasformazione di MORENA potrebbe porre le basi di un gran cambiamento nazionale, regionale e globale, dall’altro le nuove forme fasciste potrebbero far aumentare le contraddizioni tra entrambi i fenomeni. È proprio per questo che si configureranno nuovi antagonismi tra le proposte che in questo momento stanno sfidando le basi dello Stato-Nazione-Liberale in una società globale cambiante.
[1] Mi riferisco tra virgolette al termine “nuovo” perché in molti incarichi politici vedremo volti nuovi che non hanno in precedenza occupato nessuno ruolo politico di governo; anche se nella maggior parte dei casi le funzioni più importanti saranno ricoperte da politici che hanno una larga carriera politica alle spalle, sia di opposizione e resistenza al sistema politico neoliberista, sia come espressione dei vari partiti tradizionali che hanno governato questo paese.
[2] Il 15 settembre iniziano le varie Assemblee regionali; il 15 ottobre i comuni; ed infine il primo dicembre il governo nazionale ed il suo Parlamento (Camera e Senato). Il Messico ha un sistema presidenziale tipo Stati Uniti.
[3] MORENA nasce ufficialmente del 2014.
[4] SI cita per esempio l’alleanza con il gruppo del noto imprenditore messicano Alfonso Romo.
[5] Mi riferisco agli Stati Uniti (USA) ed ai paesi dell’Unione Europea (UE).
[6] In quest’ultimo caso si fa riferimento allo sviluppo stalinista del comunismo nella URSS.
[7] Strategia politica, economica e sociale di cambiamento del Messico messa in atto già da ora dal nuovo governo “morenista”. In Messico si vive un periodo di 5 mesi di transizione politica tra il vecchio ed il nuovo governo presidenziale.
[8] L’esponente principale di questa concezione è l’economista cinese Justin Yifu Lin.
[9] Trattato di libero Commercio tra gli Stati Uniti, il Messico ed il Canada, NAFTA per la sigla in inglese. Il 27 agosto 2018 è stato raggiunto il nuovo accordo.
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