Italiani al voto: i possibili scenari dopo il 4 marzo

Oggi, 4 marzo 2018, gli italiani sono chiamati nuovamente alle urne per rinnovare il Parlamento – Camera dei Deputati e Senato della Repubblica – a seguito dello scioglimento delle Camere avvenuto per Decreto del Presidente della Repubblica il 28 dicembre 2017. Quali scenari sono ipotizzabili dopo il voto del 4 marzo?


Ancora una volta gli italiani sono chiamati alle urne per il rinnovo del Parlamento e in alcuni casi, come per Lazio e Lombardia, anche per il rinnovo del Presidente e del Consiglio regionale. Sin dall’inizio della campagna elettorale, l’esito delle elezioni è apparso incerto per una serie di motivi. Sicuramente a contribuire all’incertezza vi è il nuovo sistema elettorale introdotto dalla legge n. 165 del 2 novembre 2017, meglio nota come Rosatellum Bis.

Tale legge infatti, che sostituisce per il Senato della Repubblica il Consultellum e per la Camera dei Deputati l’Italicum, prevede un sistema elettorale misto basato sul modello proporzionale e maggioritario: il 37% dei seggi, infatti, è assegnato con il sistema maggioritario a turno unico in collegi uninominali (in ciascun collegio è eletto il candidato più votato), il 61 % dei seggi sono ripartiti proporzionalmente tra le coalizioni e le singole liste che abbiano superato la soglia di sbarramento (3% nel caso del singolo partito e 10 % nel caso di coalizione) ed il restante 2% dei seggi è destinato al voto degli italiani residenti all’estero secondo il sistema proporzionale.

Questo meccanismo rende, dunque, molto complessa la formazione di una maggioranza. Anche gli ultimi sondaggi diffusi nelle reti nazionali hanno confermato come nessuno degli schieramenti abbia possibilità concrete a raggiungere da solo la maggioranza dei seggi. Il centrodestra oscilla, infatti, tra il 37% e il 38,6 % con Forza Italia che resta il primo partito della coalizione con un vantaggio di 2 o 3 punti percentuali su Lega Nord di Salvini. Il centrosinistra oscilla invece tra il 26 ed il 29% con il Partito democratico che si attesta tra il 22% ed il 25% a cui va aggiunto il 3% di +Europa di Emma Bonino. Il M5S, che in questa partita elettorale concorre da solo, si attesta invece al 27%.  

Centrodestra, centrosinistra e Movimento Cinque Stelle si ripartiscono infatti buona parte dell’elettorato e per quanto una delle tre forze possa ottenere una maggioranza relativa di consensi nessuna sembra in grado di prevalere e di ottenere una maggioranza assoluta rispetto all’altra. In questo quadro complicato sicuramente buona parte della partita viene affidata al Presidente della Repubblica al quale spetta un compito particolarmente complesso. Come previsto dalla Costituzione, il Capo dello Stato avrà il compito di conferire ad un esponente del partito l’incarico di formare un governo in grado di ottenere la fiducia. Stante la quasi certa impossibilità di formare un governo di maggioranza, quali potrebbero essere gli scenari probabili dopo il 4 marzo?

1. Governo di larghe intese tra centrosinistra e Forza Italia: è l’ipotesi considerata più probabile dagli esperti del settore che garantirebbe una stabilità al Paese. Pensando, infatti, ad un’alleanza tra PD e FI si lascerebbe fuori quell’ala antieuropeista guidata dalla Lega Nord e da Fratelli d’Italia e ciò garantirebbe al Paese di presentarsi con tutte le carte in regola di fronte alle istituzioni europee. Tale scenario sarebbe dunque possibile solo se vi fosse una rottura della coalizione di centrodestra. Stando anche agli sondaggi il Partito del Cavaliere, che si attesta intorno al 16% dei voti, si troverebbe comunque in minoranza ottenendo meno voti rispetto al Partito Democratico, il quale, come nel 2013, avrebbe diritto ad avere un proprio esponente Premier e un numero maggiore di Ministri.

2. Governo di coalizione tra M5S e Lega Nord, la cosiddetta coalizione “sovranistra”: è l’ipotesi meno probabile e politicamente difficile, dato lo spirito isolazionista del Movimento, ma allo stesso tempo da non escludere a priori in caso di exploit del M5S e Lega Nord.    

3. Nuove elezioni: se nessuna ipotesi di coalizione dovesse concretizzarsi, il Presidente della Repubblica potrebbe optare di convocare nuove elezioni. Così facendo si ripeterebbe il caso della Spagna, rimasta senza governo, tra il 2015 ed il 2016, a causa della difficoltà di trovare un accordo tra le forze politiche.

4. Governo di scopo: è la soluzione suggerita da Grasso, leader di LeU, il quale ha pubblicamente dichiarato di rendersi disponibile ad un’eventuale alleanza con PD e FI per riscrivere la nuova legge elettorale e tornare al più presto alle urne. Si tratterebbe in questo caso di un governo guidato da una figura superpartes e non da leader politici.

Insomma non resta che attendere la chiusura delle urne per scoprire quale futuro gli italiani hanno deciso di dare alla democrazia italiana.

Dott.ssa Noemi Pasquarelli

 

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