Italia-Africa: Pensare Energia alla luce di un prossimo sconvolgimento geopolitico


Il recente tour africano del Presidente del Consiglio Georgia Meloni è la prova che l’Italia ha finalmente un leader consapevole del posto che il Paese deve occupare sulla scena internazionale. Allo stesso tempo, di fronte alle attuali emergenze, l’Italia non può fare a meno di una visione geostrategica, prima in termini energetici, poi sociali e di sicurezza.


Il mondo di oggi sta subendo una trasformazione strutturale a tutti i livelli: politico, geopolitico, militare, economico, energetico, climatico e sociale. Tutte le principali nazioni del mondo stanno cercando di trovare la loro strada nell’interesse di preservare i loro interessi e di proteggersi da future grandi perturbazioni, in particolare per quanto riguarda la sovranità energetica, militare ed economica. Proprio in quest’ottica, negli ultimi mesi l’Italia ha messo in campo tutti gli strumenti diplomatici e politici in grado di contribuire in modo significativo ai suoi interessi strategici attuali e futuri.

La questione energetica, o meglio la sovranità energetica dell’Italia, non è nuova. Dall’unità d’Italia del 1848 ad oggi, tutti i governi italiani si sono impegnati in questa direzione. Georgia Meloni è arrivata alle responsabilità politiche non solo con una legittimazione elettorale, ma anche con un programma politico, missioni e azioni di interesse pubblico. Detto questo, si impegna a mettere al centro della sua attività quotidiana la costruzione di politiche pubbliche orientate alle emergenze sociali di oggi e di domani, tra le altre politiche pubbliche.

Tutti gli italiani, come molte famiglie europee, stanno affrontando un aumento spaventoso del prezzo dei prodotti energetici di base, come elettricità e gas. Molti imprenditori sono allo stremo con bollette energetiche che intaccano il loro flusso di cassa con il rischio di dover chiudere i battenti, il che potrebbe aggravare ulteriormente la situazione sociale di molti italiani che già soffrono di uno dei tassi di disoccupazione più alti dell’area OCSE con il 7,8; 11,4 per la Grecia e 13,1  per la Spagna in Europa nell’ultimo trimestre del 2022.

La tutela delle famiglie e dell’imprenditoria è sempre stata la prima priorità per la destra italiana. È quindi logico che il governo Meloni prenda iniziative sulla scena internazionale per riguadagnare terreno laddove la sinistra italiana e la maggior parte dei governi degli ultimi dieci anni hanno fallito, e ciò per rafforzare l’influenza e il peso di un Paese che ha segnato in modo significativo il destino dell’umanità attraverso la sua storia. Se il prestigio dell’Italia è consustanziale alla sua influenza internazionale; non mettere le diverse diplomazie italiane (imprenditoria, cultura, educazione, musica, moda, economia) al servizio del futuro del Paese è stato un grave errore di geopolitico dei governi precedenti.

Così, emancipandosi dall’Europa, l’Italia non sta violando alcun trattato europeo. Come la Francia, la Germania, la Spagna, il Belgio e gli altri, sta solo rafforzando i suoi obblighi geostrategici e di sovranità. Perché gli Stati hanno i loro interessi egoistici al di sopra di tutto. Ciò significa che l’Italia deve anteporre i propri interessi a quelli dei raggruppamenti regionali. Pertanto, per quanto riguarda le questioni migratorie, spetta all’Italia prendere in considerazione, nel proprio interesse, iniziative che promuovano lo sviluppo e blocchino i flussi migratori, principalmente in collaborazione con gli Stati che forniscono candidati all’immigrazione in Italia o Paesi passaporti verso l’Italia. Il Bacino Europeo è purtroppo, da un punto di vista geografico, la porta d’ingresso di una massiccia immigrazione che da più di due decenni investe l’Europa con gravi conseguenze sociali, finanziarie, di sicurezza ed economico in senso lato.

È quindi abbastanza logico che l’attuale governo abbia deciso di concentrarsi sul rafforzamento dei legami diplomatici, economici ed energetici con i suoi vicini africani mediterranei, come l’Algeria e la Libia. La posta in gioco è innanzitutto l’energia, poiché il governo italiano deve affrontare l’emergenza sociale con l’aumento dei prezzi del gas in un periodo di instabilità geopolitica con la guerra russo-ucraina. In secondo luogo, in una situazione di recessione dell’economia mondiale con tra altro il suo corollario di inflazione, il rischio di spostamento delle popolazioni dei Paesi economicamente meno abbienti verso i Paesi sviluppati è tale che è necessario anticipare strategicamente i rischi che si corrono oggi, mettendo in atto meccanismi di aiuto allo sviluppo e di investimento nelle economie di questi Paesi per favorire la creazione di posti di lavoro in grado di assorbire queste risorse umane spesso ben formate. È questa la posta in gioco del recente accordo gas e migrazione tra Italia e Libia.

Da notare che l’Italia interverrà in Libia per otto miliardi di euro nel settore del gas attraverso l’ENI e fornirà anche attrezzature marittime alla guardia costiera libica per rafforzare la sorveglianza delle frontiere marittime del Paese che sta affrontando un significativo flusso migratorio a destinazione dell’Europa tra cui principalmente verso l’Italia.

Christopher Jivot Bitouloulou

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