Turchia (Türkiye): capire la questione curda


L’obiettivo principale di questo articolo è quello di delineare la questione curda in Medio Oriente, in particolare di fronte alle recenti rivendicazioni della Turchia sulla questione curda, condizione sine qua non per l’adesione di Svezia e Finlandia alla NATO (Organizzazione del Trattato Nord Atlantico). 


In un mondo in piena decadenza, di fronte a un ordine mondiale in crisi (sociale, umanitaria, economica, finanziaria, politica, militare, ecc.), appare sempre più necessario che il mondo occidentale rafforzi i suoi equilibri e conti i suoi alleati per tenersi pronto e per evitare che l’umanità sprofondi nel caos generalizzato. A tal fine, l’Occidente deve assicurarsi di avere alleati forti e capaci in tutti i continenti, con una capacità di deterrenza.

In questo contesto così marcato, la corsa agli armamenti e la ristrutturazione difensiva dell’Occidente tornano ad essere una priorità, soprattutto alla luce delle recenti tensioni militari tra Ucraina e Russia, e quindi in vista del blocco di Stati potenti e cosiddetti autoritari come Russia, Cina, Iran, ecc.

La Turchia, media potenza del Medio Oriente e membro della NATO, deve anche affrontare le minacce e le tensioni interne che da quasi 40 anni minacciano la sua integrità territoriale. Per non perdere un importante alleato nella regione, l’Occidente ha scelto (lo farebbe?) di risparmiare l’alleato turco nella sua lotta interna sulla questione curda

I curdi: origini e rivendicazioni

Fu nel XII secolo che l’imperatore selgiuchide AhmadSanjar (1084-1157), sultano della Transoxiana e del Khorassan, creò una provincia chiamata Kurdistan, storicamente come ricompensa per il popolo curdo, la cui influenza e il cui contributo alla società dell’epoca stavano diventando sempre più forti e importanti. Oggi, in questo vasto territorio dai contorni contesi, vivono più di 40 milioni di curdi sparsi tra Siria, Iran, Turchia e Iraq. I curdi vivono nella regione insieme ad arabi, armeni, persiani e turchi.

Le prime mappe moderne del Kurdistan sono apparse nel 1919, dopo la prima guerra mondiale. Infatti, dopo la caduta dell’Impero Ottomano (che si dissolse definitivamente solo il 1° novembre 1922), il Trattato di Sevres del 1920 prevedeva un territorio curdo autonomo. Ma tre anni dopo, nel 1923, un altro trattato, quello di Losanna, pose fine a questo progetto. Da allora, la comunità curda è stata trattata come una minoranza nei quattro Paesi: Turchia, Iraq, Siria e Iran.

In Turchia, di fronte alla frequente e brutale repressione e alle numerose violazioni dei diritti umani, la comunità curda si è organizzata sotto la guida di Abdullah Öcalan, che nel 1978 ha creato il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). Il PKK chiede uno Stato curdo indipendente nei territori curdi storici della Turchia. Il PKK, sotto la guida di Abdullah Öcalan, ha condotto una feroce lotta armata contro lo Stato turco, causando migliaia di morti.

Nel 1999, Abdullah Öcalan è stato arrestato e imprigionato in Turchia. Oggi il PKK non rivendica più l’indipendenza, ma piuttosto l’autonomia territoriale. Il PKK è considerato dalla Turchia e dai suoi alleati occidentali come un’organizzazione terroristica.

Con una popolazione curda che si avvicina al 20% della popolazione turca, lo Stato turco non vede di buon occhio l’autonomia amministrativa del popolo curdo siriano nel nord della Siria a seguito della guerra civile siriana iniziata nel 2011. L’organizzazione politica e militare curda siriana YPG (Unità di protezione del popolo) è vicina al PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan).

Di tutte le comunità curde della subregione, è in Iraq che l’organizzazione politica dei curdi è più compiuta. Infatti, è stato dopo la Guerra del Golfo, negli anni ’90, che hanno ottenuto un territorio autonomo nel nord dell’Iraq. Questa entità territoriale guidata da MassoudBarzani è la più stabile dell’Iraq.

Infine, oggi i curdi sono riconosciuti dall’Occidente come partner privilegiati nella subregione, soprattutto nella guerra contro l’organizzazione dello Stato Islamico.   

Christopher Jivot Bitouloulou

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